La Sicilia infestata dal parassita che danneggia i boschi e può causare danni alla salute dell’uomo.
Buongiorno.
Lasciando da parte le grandi preoccupazioni che interessano in questi giorni tutto il paese, vogliamo oggi parlarvi di un problema (secondario) che è quello della processionaria del pino.
Ormai buona parte dei boschi siciliani sono letteralmente infestati dalla presenza di questo insetto, dell’ordine dei lepidotteri e della famiglia delle Notodontidae, che si nutre dei germogli degli alberi di pino privandoli del loro fogliame e portando in sofferenza o alla morte la pianta.
Inoltre, durante lo stadio larvale tale insetto presenta una peluria che risulta particolarmente urticante per vari animali, compreso l’uomo.
La processionaria del pino attacca tutte le specie del genere Pinus ma mostra una certa preferenza per Pinus nigra (Pino nero) e Pinus sylvestris (Pino silvestre), inoltre si può trovare occasionalmente anche sui cedri, su Picea abies e su Larix decidua. L’insetto sverna allo stadio di larva di terza e quarta età all’interno dei caratteristici nidi sericei (sembrano delle palle di ragnatela) che vengono intessuti sui rami dei pini. In primavera le larve riprendono l’alimentazione cibandosi degli aghi di pino.
Giunte a maturità le larve abbandonano definitivamente il nido e si dirigono lungo il tronco verso il suolo in file lunghe vari metri.
Marciano nelle tipiche “processioni” fino a che non trovano un luogo ideale dove interrarsi fino ad una profondità di 10–15 cm. Le larve provenienti dallo stesso nido si incrisalidano tutte insieme nel terreno in bozzoli singoli fittamente accatastati l’uno accanto all’altro. In luglio-agosto compaiono gli adulti, le femmine ovidepongono sugli aghi dalle 100 alle 280 uova, in un’unica ovatura a forma di manicotto. Le larvette nascono a fine agosto-settembre e iniziano ad alimentarsi subito sugli aghi, causando solo danni modesti.
La processionaria del pino è un insetto termofilo e risulta assente nelle regioni in cui l’ammontare cumulativo delle ore di luce è inferiore a 1800 ore. L’insetto infatti attacca di preferenza pini di giovane e di media età, specialmente quando vegetano su terreni poveri, asciutti ed esposti a sud o sud ovest.
Un grande limite alla sua diffusione è il freddo: le rigide temperature invernali, prolungate, al di sotto del -5°C, causano la morte di molti nidi e quindi contribuiscono al mantenimento della popolazione.
In sicilia, complice il fatto che gli ultimi inverni sono stati sempre più miti, e visto che nel corso della seconda metà del 900 sono stati effettuati rimboschimenti con specie alloctone (estranee a quelle locali), il fenomeno della diffusione della processionaria è diventato ormai un problema che minaccia l’esistenza dei boschi stessi.
Nella nostra regione sono solo 4 le specie autoctone di conifere: il pino laricio (esclusivamente sull’Etna), l’abies nebroidensis (su Madonie e Nebrodi, oggi quasi estinto con pochissimi esemplari ancora in vita, per via del disboscamento intensivo, anche se sono in atto progetti per il rilancio della specie), il Tasso (anche questo ormai presente in pochi esemplari relitti sui nebrodi) ed infine il Pino d’Aleppo. Per il resto, i boschi delle nostre montagne dovrebbero essere composti di specie come le querce (rovere, leccio, roverelle, sughero ecc…) faggi, castagni.
Invece la stragrande maggioranza dei rimboschimenti sono stati effettuati con alberi (conifere) di pino nero e/o cedri e/o abeti non autoctoni, quasi tutti conifere, che sono le specie attaccate dal parassita processionaria.
Come detto, la processionaria predilige alberi che si trovano esposti sul versante meridionale dei monti, che ricevono più sole. Infatti, in Sicilia sono i versanti meridionali di Etna, Madonie e Nebrodi ad avere il maggior numero di esemplari infestati, con picchi impressionanti.
Basta recarsi in queste zone per poter “ammirare lo spettacolo”: distese di bosco di conifere piene di nidi di tela bianca sulle punte dei rami, come dei sacchetti, all’interno dei quali vi sono centinaia di larve.
Ogni anno, la diffusione prosegue, visto che in primavera si completa il ciclo vitale ed il bruco diventa una farfalla notturna che svolazza in cerca di nuovi alberi.
Oggi i nidi di processionaria sono ormai giunti in provincia di Caltanissetta, dove moltissimi pini a nord della città (in zona bosco Imera, Capodarso ecc…) sono infestati.
Ma anche nel centro abitato si cominciano e vedere i primi nidi sui rami dei pini.
Questo costituisce un problema da affrontare, sia per la salute delle piante, sia per quella dei cittadini.
Ed infatti le larve di processionaria sono ricoperte da una peluria molto urticante che ha degli effetti davvero dannosi quando entra in contatto con l’uomo. A contatto con la nostra pelle i peli della processionaria provocano una reazione urticante dovuta al rilascio di istamina, la stessa sostanza che viene rilasciata in caso di reazioni allergiche. Contatto dopo contatto le reazioni peggiorano, fino al rischio di shock anafilattico.
Nell’uomo la processionaria provoca:
- In caso di contatto con gli occhi: rossore, bruciore, congiuntivite.
- In caso di inalazione: irritazione delle vie respiratorie.
- In caso di ingestione: infiammazione delle mucose della bocca e dell’intestino
Stesso effetto ha sulla salute dei nostri amici a quattro zampe, che qualora venissero in contatto con il parassita, possono avere conseguenze abbastanza gravi che possono ricomprendere:
- Improvvisa salivazione acuta
- Processo infiammatorio della bocca
- Ingrossamento patologico della lingua
- Rischio di soffocamento
- Processi di necrosi
- Perdita di porzioni della lingua
- Febbre
- Vomito
- Diarrea
- Perdita di vivacità
- Rifiuto del cibo
Quando si viene a contatto con la processionaria bisogna cercare di risciacquare il prima possibile la parte interessata. Nel caso dei cani che sono entrati a contatto con la processionaria tramite la loro bocca è necessario indossare dei guanti e fare dei lavaggi con acqua o con acqua e bicarbonato per poi raggiungere il veterinario più vicino. Se il problema della processionaria interessa l’uomo il consiglio è di chiamare il medico e di andare in farmacia per ottenere un rimedio adatto da applicare.
Visti i pericoli provocati dalla processionaria, sia a livello ecologico che a livello della salute umana e animale, non sorprende che questo lepidottero sia aspramente combattuto pressoché ovunque.
I principali metodi utilizzati per eliminare la processionaria, sono:
- Distruzione dei nidi: questo metodo prevede la distruzione meccanica dei nidi mediante la rimozione manuale degli stessi dalla pianta e la loro successiva eliminazione. Naturalmente, l’operatore che esegue l’operazione dovrà essere adeguatamente attrezzato e dovrà indossare appositi indumenti protettivi. Ad ogni modo, questo metodo – per quanto efficace – è praticabile solo nei mesi invernali (quando le larve non sono ancora uscite dal nido) e solo nel caso in cui si debba intervenire in aree ristrette.
- Utilizzo di un insetticida biologico: la lotta microbiologica alla processionaria è il metodo di contrasto maggiormente utilizzato per eliminare questo animale. Tale insetticida può essere diffuso mediante atomizzatore, oppure mediante apposito elicottero.
- Uso di trappole ai feromoni: le trappole ai feromoni vengono utilizzate nei mesi estivi in cui gli esemplari adulti emergono dal terreno. Lo scopo di tali trappole è di confondere i maschi alla ricerca delle femmine, in modo tale da evitare il contatto fra i due sessi, quindi la fecondazione e la deposizione delle uova.
- Utilizzo di trappole meccaniche: le trappole meccaniche sono state sviluppate piuttosto di recente e hanno il compito si arrestare la “processione” delle larve di processionaria, invischiandole in una colla apposita.
- Utilizzo dell’endoterapia: l’endoterapia è una particolare tecnica che consiste nell’iniettare sostanze insetticide direttamente nel sistema vascolare della pianta invasa dalla processionaria. In questo modo, l’insetticida entrerà nel corpo dell’animale quando questo si ciberà delle sue foglie.
La lotta alla processionaria in Italia è obbligatoria per legge (D.M. del 30/10/2007) in tutte le aree in cui la presenza del lepidottero minaccia seriamente la produzione o la sopravvivenza del popolamento arboreo e in tutte le zone in cui può rappresentare un rischio per la salute umana e per la salute degli animali. Se si avvistano nidi, bisogna avvisare le autorità competenti e affidarsi a professionisti.
Segnaliamo che a Caltanissetta è in vigore un’ordinanza del Sindaco Ruvolo (la n. 9 del 25/02/2019), che ha per oggetto i provvedimenti per la lotta obbligatoria della processionaria.
Cliccando qui, avrete il testo integrale dell’ordinanza.